Sub art. 1 L.F.
Sul nomen iuris del fallimento del socio
 
Corte Costituzionale, 03 marzo 2016, n. 46
“È manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli artt. 147, primo comma, e 5, primo comma, del r.d. 16 marzo 1942, n. 267, impugnati, in riferimento agli artt. 2, 3, commi primo e secondo, e 41, secondo comma, Cost., nella parte in cui determinano il fallimento del socio illimitatamente responsabile di società fallita, anziché limitarsi a determinarne la dichiarazione di insolvenza, in conseguenza della dichiarazione di fallimento (o di insolvenza) della società. Infatti, la motivazione sulla rilevanza è inadeguata e l'auspicata pronuncia additiva presenta un carattere non obbligato e addirittura sostanzialmente creativo. In particolare, l'obiettivo del mutamento del nomen iuris dell'istituto de quo, che il rimettente si propone di conseguire attraverso l'incidente di costituzionalità, seppur apprezzabile nella prospettiva di una più sensibile attenzione al valore della dignità della persona, presuppone, comunque, una valutazione, in ordine alla denominazione più appropriata di aspetti pertinenti alla disciplina del fallimento, certamente eccentrica rispetto ai poteri del Giudice delle leggi ed attinente invece al proprium delle scelte riservate al legislatore.”
(Massima Ufficiale)
 

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